Sebbene fossi un po’ triste, il momento che mi ha maggiormente coinvolto nella mia esperienza scout è stato l’ultimo fuoco dell’ultimo anno di reparto. Mi sentivo pienamente parte di quella comunità, perciò il sentimento di forte nostalgia che ho provato non era solo legato a quegli intensi giorni di campo, ma era dovuto anche al fatto che temevo mi sarebbe stato difficile, dopo quella esperienza, sentirmi tanto coinvolta, partecipe, sentire di poter affermare di poter appartenere ad una qualsiasi altra realtà. Ricorderò sempre gli abbracci, i discorsi importanti e quelli più stupidi di quella notte, il fatto di non pensare a null’altro se non a quella forte emozione che stavo provando. Penso che questo sia il momento che mi ha maggiormente colpito nel mio percorso scout, è stata la conclusione perfetta di un’esperienza la cui intensità ho difficilmente potuto provare in altri ambiti della mia vita. In un campo scout non si ha nulla, niente televisione, cellulare, letto comodo, bagno o acqua calda con cui lavarsi, ma non si sente la mancanza di nulla, si è un tutt’uno con ciò che si sta facendo, parte di una grande “famiglia”, in cui sebbene ci siano litigi o incomprensioni ci si vuole comunque bene, perché si condividono esperienze determinanti, forti e straordinarie rispetto alla routine quotidiana.