Racconti

momenti ottimali nell'esperienza scout

Durante la route estiva dell’anno scorso……..


Durante la route estiva dell’anno scorso ho scoperto una fatica diversa dall’affanno di un campo di reparto che ti chiede di stare dietro a un fuoco nelle latte e a mille attività diverse. Camminare in cresta a una montagna per la prima volta, una catena mobile che si muove radente alla pietra, un piede dietro l’altro, uno zaino che smette di pesare sulla schiena ed è soltanto un pezzo di corpo in più, l’ultimo residuo di città che ti segue come la conchiglia di un paguro fino in vetta. Tornanti, tornanti, impari a riconoscere la roccia che assorbe in posa plastica i tuoi piedi. Lo sguardo cammina anche lui, ma ogni tanto sono sufficienti le dita e i tuoi passi a farti capire dove ti trovi. Ecco, su quei sentieri non sentivo lo scorrere del tempo e ho conosciuto la concentrazione combinata di corpo e testa come un funambolo. Il pietrisco si sbriciola come un biscotto sotto il tallone, una radice ti sfiora la punta del piede, eppure non hai il fiatone da discesa o il sudore da salita. La fatica non la senti nemmeno più: l’aria ti basta e basti a te stesso. Hai la schiena più dritta, non ti devi saziare, non hai bisogno di una sosta. Ti basta guardare il passo di chi hai di fronte e parlare con il tuo vicino passeggero della montagna.