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momenti ottimali nell'esperienza scout

Il faro eterno


Correva l’anno 2013. Soffiava una leggera brezza sulla terrazza del faro di Capo Milazzo e le onde del mare si scagliavano sugli scogli, come scaglie di selce sulla pietra cieca e sorda per fare scintille. Io non so molto sul mare, se non che non fa mai doni se non duri colpi, ma in quel preciso istante mi sentivo quasi suo amico. In quei giorni il mio reparto stava facendo il campo estivo, ricordo ancora bene l’entusiasmo. Sarebbe stato il mio ultimo campo assieme alla mia famiglia adottiva. In quel momento lasciai alle spalle l’amarezza, la malinconia, e il forte senso di nostalgia che sarebbe stato sostanza dei miei giorni di lì a poco, per dedicarmi esclusivamente a decifrare gli sguardi e i sorrisi colmi di gioia dei miei compagni di squadra, i miei squadriglieri, parole troppo fredde e formali per descriverli, erano i miei fratelli. Quella giornata l’avevo passata mangiando i kilometri e dissetandomi dei miei stessi sudori, e alla fine della giornata riflettevo insieme ai miei fratelli sul nostro trascorso, su quanto avevamo condiviso, cantando storie intorno al fuoco. La bellezza del firmamento sembrava niente, il mondo si era fermato, non ero più abitante della mia vita, ero un essere a parte, avevo solo 15 anni, ma ricorderò per il resto della mia vita quel luogo come fosse cosa mia, quelle persone come fossero per sempre miei fratelli, come se quell’attimo fosse per sempre un momento che durerà un’eternità. Gli scout hanno cambiato la mia vita dal momento in cui mi hanno insegnato ad amare la vita.

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