Racconti

momenti ottimali nell'esperienza scout

Realtà di tutti i giorni


Il momento in cui mi sono sentito pienamente coinvolto nella mia attività scout non è facile da definire, perché sono stati molti e molti ce ne saranno ancora. Forse è stato durante la mia prima route invernale di servizio, quell’anno si è tenuta a Trieste, e io nello specifico lavoravo insieme a una mia compagna nella mensa dei poveri. Qui venivano principalmente senzatetto o famiglie che non riuscivano a permettersi più di un pasto quotidiano. Servire il cibo e fare un po’ di conversazione con loro mi appagava, forse perché sorridevano sempre per quel poco che davo loro, o forse perché non avevano molte altre persone con cui parlare. Quel giorno sono rimasto colpito dal vedere un normale operaio che mangiava lì, con il suo giubbotto catarifrangente e un pungente profumo di acqua di colonia. Chiedendo ai volontari che erano con me ho scoperto che era stato “costretto” a mangiare a pranzo in quella mensa, non perché non avesse soldi, ma più che altro perché non bevesse almeno durante quel pasto, per essere sobrio durante il lavoro. In quel posto c’erano molte altre storie di poveri e gente che facva fatica ad arrivare al giorno dopo, ma -non so perché- mi ricordo i dettagli dellla storia di questo signore. Questa esperienza mi ha fatto avvicinare molto alla fascia più bassa della nostra società e mi ha fatto capire che anche io posso dare una mano, anche solo servendo il cibo.