Ultima riunione dei lupetti di quest’anno. Eravamo nel giardino terrazzato sotto la tana. Un posto schifoso tutto cementificato. Aveva appena piovuto un pochino, quel giusto da rendere l’aria pesante e il cielo cupo. Dietro di me c’era non so quale pianta rampicante che mi infastidiva il collo. Il branco era spiaccicato tutto per mano su questo giardino terrazzato, e i genitori tutti appollaiati intorno con supertelefoni pronti per riprendere tutto. Lupetti in divisa perfetta, cappellini calati sulla fronte, il pantalone di velluto tirato fino all’ombelico mi faceva sudare la pancia. Parte il grande urlo, le mani che stringo mi stringono più forte quella di destra è molto calda e forte, quella di sinistra è ossuta. Non ho mai fatto i lupetti, ci ho messo un anno ad imparare il grande urlo, e ora sento come una scarica nella stretta di mano. Urlo, gli altri urlano, i lupetti strillano, sento i brividi corrermi lungo la schiena, e le lacrime alle punte degli occhi, l’urlo diventa uno solo e fortissimo, le mani si staccano, il respiro affannato, le guance bollenti.