Ricordo una delle ultime sere del campo estivo del mio primo anno di reparto. Eravamo tutti in cerchio, intorno al fuoco, e c’era un solo capo che suonava con la chitarra. Tutti erano seduti intorno a lui e cantavano. In quel momento mi sono sentita parte di qualcosa di grande e importante, in un posto e con delle persone, dei compagni, con cui stavo bene. Volevo stare solo lì, seduta a cantare e ridere con loro perché mi sentivo serena, appagata, tranquilla e coinvolta. In quel momento ho capito che quello era il posto in cui volevo e dovevo stare, senza preoccupazioni, senza la paura di essere giudicata: era il mio posto.