Desiderio di dargli qualcosa attraverso il dono.
2.Ho raccontato molto di me e viceversa.
Tutto il vissuto, una volta abbandonato il paese natale, non è stato rinnegato ma portato dietro e reso tesoro attraverso il racconto dell’altro.
Se non ci fossero stati loro quella notte non credo che il tempo sarebbe passato così velocemente.
Questa esperienza è stata diversa da tutte le altre poiché, nonostante ci sia sempre un obiettivo durante la propria esperienza scout, questa volta l’ho vissuta diversamente dal solito, con gioia e moltissima voglia di voglia.
Fa parte del metodo scout: porsi degli obiettivi e raggiungerli…ed in questo caso il raggiungimento è stato appagante.
Il rapporto che si è creato tra me e i lupetti è stato il più bel ringraziamento per il mio servizio.
Non c’è bisogno di tutte le ansie, preoccupazioni e pregiudizi che si frappongono tra le persone.
Fondamentale perché vivere una esperienza individuale non avrebbe avuto lo stesso effetto. Sono per la condivisione.
Serve a comprendere meglio se stessi e le proprie capacità. Inoltre attraverso l’altro hai un riscontro della tua crescita personale.
Sebbene riceve del bene non deve essere l’obiettivo nel fare del bene, mi ha permesso di trovare negli altri una risposta alla mia chiamata, mi ha fatto sentire a casa, accolto, mi ha fatto sentire parte di una comunità unita e gioiosa.
Ho parlato con persone che vivono in comunità diverse dalle mie e con le quali ho condiviso le mie esperienze.
Grazie al mio carattere, anche se timido e riservato, riesco a trasmettere tanto specialmente a coloro che ne hanno davvero bisogno. Un solo sorriso cambia tutto.
Il momento della partenza non è il mio, è di un’altra persona. Attraverso di lei si può riflettere su se stessi e sulla propria esperienza.
Per conoscere persone nuove, imparare a incontrare tradizioni diverse e aprirsi al mondo.
Essendo una scolta sono a metà tra un amico e un capo per i lupetti e quindi sono un punto di riferimento ma anche una compagna di giochi di cui puoi fidarti e con cui puoi divertirti.
Erano la fonte sia della mia nostalgia sia della mia gioia perché riconoscevo in loro la parte fondamentale di tutte le mie esperienze , di tutti gli anni passati insieme.
2.E’ una famiglia dove ci sono esperienze positive e negative.
3.Siamo una comunità.
Durante il mio ultimo anno al reparto le squadriglie si erano dimezzate e rischiavano di chiudere. Questo momento mi ha motivato molto, perciò quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare.
La promessa è un evento della vita scout che si prende durante la vita nel reparto.
il Jamboree non è solo imparare ad “arricchirsi” ma anche trasmettere agli altri e diventare testimonianza viva.
Ho scoperto che le responsabilità sono essenziali per “sentirsi” vivi.
2.Ho imparato ad avere dei pesi sulle spalle e riuscire a sorreggerli.
La mia esperienza trova in molte sue sfaccettature la ricerca. La ricerca in quello che credo e negli ideali che ne derivano.
2.Bisogna ricercare le bellezze del mondo e del proprio essere.
3.Ci pone in continua tensione (positiva); ci aiuta ad avere l’atteggiamento di chi è sempre in cammino e mai si sente arrivato.
Dopo il “vedere” gli altri, il saluto ti permette di vederti e salutare te stesso, riconoscerti ed è fondamentale perché è stato l’apice di quell’esperienza, di quella mia strada.
Riconoscersi subito non solo grazie all’uniforme, ma per la luce che ognuno di noi scout ha dentro di sé.
Senza di loro non sarei riuscita a provare tutte quelle sensazioni così forti e così contrastanti, ma sempre indimenticabili.
Il ricordo di questa esperienza sarà per sempre perché l’adrenalina del primo viaggio e l’essenza dei mille sapori stranieri resterà per sempre.
2.E’ l’ingrediente che maggiormente ha segnato questa esperienza perché ha dato la forza per aiutare gli altri.
3.E’ un ricordo in sé e per sé perché durante il passaggio ho avuto ricordi di tutti gli anni passati in reparto.
In particolare durante la tempesta sul lago in CANOA è stato fondamentale. Inoltre QUESTA ROUTE è passata all’insegna del “pensa positivo”.
Riflettere che sembra molto semplice in realtà è una cosa difficilissima e profonda.
2.Aiuta a liberarsi dai pensieri che occludono la mente e a riuscire ad affrontare il presente.
3.Ho avuto modo di riflettere molto e di staccare dai problemi e dalle fatiche quotidiane per concentrarmi su me stesso e sugli altri. Eravamo senza corrente e senza cellulari e quindi abbiamo ridotto le distrazioni.
Grazie al luogo ci siamo arrangiati pur di riuscire a dormire insieme; immersi nella neve ci siamo divertiti ancora di più.
Fare la pasta con le proprie mani (cosa non abituale) comporta una situazione di pieno coinvolgimento.
Mettere a disposizione le proprie capacità e le proprie abilità/fortune per aiutare gli altri senza rischiare di trovarsi in una situazione migliore degli altri.
Se prima venivamo denominati i “cappella boys” siamo riusciti a cambiare l’opinione altrui.
Probabilmente se non avessimo avuto modo di ridere così tanto anche di cose di cui non bisognava ridere non saremmo arrivate ad una sensazione, da parte mia, di benessere.
Attraverso la loro esperienza mi hanno trasmesso la voglia di andar avanti e di non arrendersi di fronte alle difficoltà.
E’ stata la riscoperta di noi stessi e dell’altro per quanto riguarda i nostri caratteri e di quello che pensavamo fosse l’opinione nei confronti dell’altra persona.
Attraverso questa esperienza le mie novizie hanno capito il ruolo fondamentale e importante del capo e del vice.
2.E’ il collante di tutti i gruppi, essenziale per la loro esistenza.
Alla fine del nostro confronto nessun’ idea ha prevalso sull’altra ma ciascun’idea è stata capita dall’altro portando ad una reciproca ricchezza.
Probabilmente non ricorderei così felicemente questo momento senza aver vinto. Alla fine di ogni esperienza bisogna ottenere qualcosa di positivo.
Se non fossi stata alla route, probabilmente non mi sarei accorta delle meraviglie e della natura.
Durante questa esperienza, anche se in condizioni difficili, si sono consolidati e rafforzati i legami del clan.