E’ un deficiente, ma mi ha insegnato tutto quello che so: le basi tecniche che mi sarebbero servite per il resto del reparto e per la convivenza reciproca.
Poi si è trasformata in forza. Infatti ricordo proprio i primi giorni in cui i capi ci avevano fatto scrivere un ostacolo da rimuovere e appunto scrissi questo.
Secondo me per poter vivere a pieno anche un solo minuto di una qualsiasi esperienza è necessario dedicarsi e pensare unicamente a ciò che si sta facendo.
2.Il voler dedicarsi a qualcosa con tutti se stessi.
3.Senza la determinazione nessuno avrebbe imparato qualcosa.
Senza di quella non mi sarei mai motivato, e sicuramente mai cresciuto. La mia personalità è fondata su quella esperienza con bellezza nascosta.
E’ stato il momento grazie al quale ho avuto la possibilità di vivere un’esperienza diversa dal solito.
2.Mi ha permesso di scoprire in ogni mio aspetto e mi porta a far ordine nella mia vita.
3.Permette di riflettere in solitudine e permette di lavorare su te stesso.
Perché a volte viviamo e basta, suoniamo la chitarra perché lo dobbiamo fare e non ci diamo peso al fatto che possiamo creare anche noi istanti di magia. Dobbiamo solo capire il potere evocativo della canzone, degli sguardi, degli altri, della natura; desiderarli, possederli, viverli davvero.
La voglia di seguire la traccia di don Salvatore è rimasta così impressa su di noi da spingerci a scommetterci in prima persona.
Ho abbattuto tutte le preoccupazioni.
2.È l’ingrediente che permette di buttarsi in qualsiasi tipo di sfida.
3.Nonostante le distrazioni si riesce a mantenere davanti a sé un solo obiettivo.
Hanno permesso a me e al mio compagno di raggiungere il nostro obiettivo più facilmente e rapidamente.
E’ lo strumento che ti ha dato il compagno di strada per superare l’ostacolo fisico che è la strada.
Il confronto dei due sentimenti così diversi ha creato uno sbalzo emotivo del tutto fuori dalla norma.
Creano paura e timore, quindi maggior soddisfazione.
2.Durante le difficoltà ci si unisce sempre di più e si affronta tutto con uno spirito diverso.
3.Sono state proprio le difficoltà che ci hanno permesso di riunirci, mettersi di nuovo in gioco e di ripartire più convinti di prima.
E’ stato il fattore chiave per immergersi a pieno nella situazione e farci diventare parte integrante dell’attimo.
Facendo una cosa tutti insieme si era creato un legame forte e non si pensava neanche ai litigi che erano sorti durante la settimana.
Quando molte persone sono nella stessa situazione, soprattutto se critica, vengono unite dal disagio provocato da quest’ultima.
Quando però si viene divisi e si rimane da soli, con più responsabilità e meno esperienza, ci si trova in un mondo nuovo che è troppo grande per essere scoperto in così poco tempo.
Rendersi disponibili ai bisogni degli altri permetteva ad ognuno di noi di entrare in contatto con aspetti nuovi dei compagni di reparto. Mentre nel senso inverso, sentire che gli altri sono disponibili nei tuoi confronti ti fa sentire più sicuro di te.
Mi ha permesso di vivere al meglio questa esperienza.
2.Verso il mio amico, disponibilità ad accompagnarlo nel suo percorso rinunciando al mio passo.
Senza non si sarebbero potuti realizzare i momenti di confronto e dunque di crescita.
E’ necessario trovare uno spazio durante i diversi impegni sia fisici che mentali da dedicare interamente a se stessi o con altri, purchè le proprie problematiche vengano risolte o momentaneamente quietate.
2.Ti permette di concentrarti su cose non esclusivamente pratiche.
Per una volta ci siamo distinti dalla massa e abbiamo fatto qualcosa di diverso, anche dalla routine di tutti i giorni.
Senza di essa non ci sarebbero stati confronti e scambi di pensieri che ci hanno arricchito e ci hanno aiutati a crescere.
Ha permesso di scoprire cose nuove e di mettermi in relazione con qualcosa di più grande di me.
2.E’ stata la cosa che ci ha legato di più.
Era tutto così diverso, le cose in quel momento sembravano così semplici e i problemi così banali.
La figura dell’immigrato è stata stravolta. Da persona qualunque che spesso non riesce ad integrarsi, che non ti capisce, che non comprendi vederlo disposto a vivere a certe condizioni a uomo. Uomo con una storia, un obiettivo e la stessa voglia di vivere di chiunque.
Secondo me senza divertimento, o gioia, non si riesce a vivere a pieno le esperienze della vita.
Anche se le gambe non mi reggevano più se mi veniva proposto qualcosa di divertente non me lo facevo ripetere due volte.
2.La vita scout, o la vita stessa, è un gran gioco, e nel gioco il divertimento è essenziale.
3.Stando con i propri amici, anche la cosa più faticosa diventa divertente.
Lo scopo del cerchio serale è fare la vita di clan e divertirsi con gli altri. Non è facile anche se a parole sembra tale. DIVERTIRE vuol dire far sorridere gli altri, farli sentire a proprio agio e per questo bisogna sforzarsi, è faticoso. Divertirsi vuol dire partecipare, sentirsi in armonia con gli altri e collegare queste due forme di vivere è molto difficile ma necessario per la buona riuscita di un vero cerchio serale.
Mi sono state poste le domande giuste alle quali sono riuscita a rispondere solo in parte. Sono in un continuo cammino, spero di trovarle più avanti.
E’ il simbolo di questa esperienza. In quei giorni abbiamo tirato fuori quello che siamo veramente, senza maschere o strutture, ci siamo dati totalmente a loro. Ripensandoci questo è anche il dono che hanno dato loro a noi…restituirci la nostra vera essenza.
2.Questi bambini con un semplice sorriso mi hanno donato una delle esperienze più forti e più belle della mia vita, e mi hanno donato anche la consapevolezza di ciò che è veramente importante nella vita.
Mi ha aiutato a non dare niente per scontato.
2.<p>Tutto è partito da un dubbio: continuare o no l’esperienza scout, fare o no esperienza di Dio?</p>